Da “Gli angeli sopra Berlino” di W.Wenders, ultima scena.
LEI ( la trapezista ballerina )
“Non so se ci sia un fine, ma so che ci dev'essere una decisione.
Ora il tempo siamo noi.
Adesso è il mondo intero che prende parte alla nostra decisione.
Ora noi due non siamo più che noi due solamente.
Incominciamo qualcosa, decidiamo noi il gioco.
Io sono pronta...
ora tocca a te.
Hai tu in mano il gioco. Adesso o mai più.
Non c'è storia più grande della nostra, della mia e della tua, dell'uomo e della donna.
Una nuova storia di giganti, invisibili, riproducibili, nuovi progenitori.
Guarda i miei occhi... sono l'immagine della necessità.
La notte scorsa ho sognato uno sconosciuto, un uomo solo , il mio uomo..
Soltanto a lui potevo aprirmi, essere tutta sua, farlo entrare dentro di me tutto intero, avvolgerlo con il labirinto della comune beatitudine.
E lo so.
Sei tu quello.”
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Rainer Maria Rilke :
"Ma se quelli che sono infinitamente morti una figura a noi risvegliare potessero
vedi, indicherebbero forse gli amenti degli spogli noccioli, che pendono,
oppure significherebbero la pioggia che cade a primavera sulla terra scura.
E noi, che pensiamo alla felicità, come ascesi, avremmo l’emozione, che quasi sgomenta,
di una cosa felice cadendo."
(ED, X )
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LUI ( l’angelo “caduto” )
“E' successo qualcosa che continua a succedere, qualcosa che mi vincola. Era notte e adesso è giorno. Chi era... Chi ero...
Io ero in lei e lei era intorno a me.
Chi al mondo può dire d'essere mai stato insieme ad un altro essere umano?
Io SONO insieme.
Nessun bimbo mortale è stato concepito, ma un'immagine immortale. Comune.
Questa notte ho imparato a stupirmi.
E' venuta a prendermi e l'ho trovata a casa.
C'era una volta...
C'era una volta... e dunque ci sarà.
L'immagine che abbiamo creato sarà l'immagine che accompagnerà la mia morte.
In questa immagine avrò vissuto.
Solo lo stupore su di noi ha fatto di me un uomo.
Io ora so ciò che nessun angelo sa."
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Marina Cvetaeva, (Deserti luoghi), canta la morte di Rilke:
Felice anno nuovo - nuovo paese, tetto, mondo!
Prima lettera a te nel nuovo luogo ( di rose e fiori, dicono: nonsenso!)
incolto, sonoro, pieno di echi
come la stanza vuota di Eolo.
La prima lettera dalla di ieri ancora - dove mi consuma il di te senza -
patria, per te già ora una/ delle stelle(...)
Mi dilungo. Dettagli. E devo - di corsa.
L’anno nuovo è alle porte. Con cosa, a chi brindare?
Invece di schiuma, fiocchi di ovatta.
Il rintocco – cosa c’entro io?
Che farne del chiasso dell’ultimo dell’anno, di questa rima: Rainer-umer?
se tu, se un tale occhio s’è annotato, la vita non vita è, la morte non morte
è.
Buio: capirò fino in fondo il giorno dell’incontro.
Non vita né morte: la nuova terza cosa.
E ad essa ( preparando giacigli – sette paglie – per il Venti)-
Sei uno che muore (umer): che fortuna in te iniziare, in te finire, Rainer!
attraverso il tavolo, in occhio sconfinato brinderò con te con rumore zitto di vetro contro vetro? Non bicchieri si sfiorano – io e tu: la nuova, terza cosa (...).
( a cura di Silvana Dallera )