ABOUT ME

Psicoterapeuta, ho scritto molti articoli e un libro , mi dedico allo studio dei rapporti arte/psiche.

Studi artistici
Pianoforte-Conservatorio di Alessandria
Danza classica ( Susanna Egri e Carla Perrotti, Teatro Regio di Torino e Teatro Erba di Torino)
e moderna Certificato di Decimo anno ( metodo classico e metodo Graham )
Linguaggio corporeo e applicazione delle psicoterapie a focalizzazione corporea (Diploma biennale di Specializzazione).
Accademia di Belle Arti di Bologna

Lavoro in ambito artistico
Consulente in campo artistico e grafico pubblicitario.
Docente di Arte e Psicologia, presso “ Il Mestiere delle arti” , Corso di Alta formazione artistica, promosso dal Ministero della Pubblica Istruzione.
Premio Porticato Gaetano ( pittura)

Iscritta all’Ordine Nazionale dei Giornalisti
Socia Onoraria “Camera Europea degli Arbitri stragiudiziali e dei Periti esperti”- “Esperto d’Europa in Psicosomatica”

Docenze
Docente di Psicologia Direzione Generale Formazione USSL Torino
Docente e coordinatrice -Società Italiana di Medicina Psicosomatica
Docente e consulente per Riza Psicosomatica dal 1986 al 1992 .
Docente di Arte e Psicologia, presso “ Il Mestiere delle arti” , Corso di Alta formazione artistica, promosso dal Ministero della Pubblica Istruzione.

Marketin e Pubblicità, Selezione e Formazione
Fiat Auto SpA, Torino, Direzione del personale;
Distriborg Italia, Milano.
Artime, Milano
Bijorg (Prodotti Biologici),.
“Riza Psicosomatica”,
Tecniche ed.Riza, Direttore Gianpaolo Lai.-

Pubblicazioni e rubriche
“Controcampo”
“Artime” “No Limits World” (Psicologia dell’estremo)
Gruppo Futura dal 1998 al 2000
dal 1998 “Viver sani” dal 1987 al 1996 “Salute e Prevenzione” dal 1987 al 1996. “Guida alla salute Medica”, ed.Fabbri, sezione Psicologia.Il Corriere, Repubblica, Il Giornale, La Gazzetta dello sport, Controcampo,Class, Monsieur, Grazia, Oggi, Anna, Amica, Gioia, MarieClaire, Vanity Fair, Gioia…

In radio
Radio Rai.
Radio 24 Rubrica fissa in diretta ”Il bello della vita”
Radio Svizzera Italiana.
Radio Dimensione Suono

Televisione
Più TV volte ospite in qualità di specialista presso la RAI, Mediaset, La7 ( e alcune emittenti private e fra cui Mediolanum Channel)
Rai 1 “Uno mattina”
Rete 4 “Il bello della vita”
Canale 5 “M. Costanzo Show”
La 7 , ospite di Fabio Volo

PERCHE' PERCOME PERORA

Silvana Dallera ospite al Maurizio Costanzo Show

Dott. Prof. Silvana Dallera, membro Camera Esperti d'Europa, psicoterapeuta, medicina psicosomatica.



Dott. Prof. Silvana Dallera, membro Camera Esperti d'Europa, psicoterapeuta, medicina psicosomatica.


Silvana Dallera ospite al Maurizio Costanzo con Riki Tognazzi



Dott. Prof. Silvana Dallera, membro Camera Esperti d'Europa, psicoterapeuta, medicina psicosomatica.


 

Dott. Prof. Silvana Dallera, membro Camera Esperti d'Europa, psicoterapeuta, medicina psicosomatica.


Dott. Prof. Silvana Dallera, membro Camera Esperti d'Europa, psicoterapeuta, medicina psicosomatica.


 

 

Silvana Dallera ospite al Maurizio Costanzo con Riki Tognazzi, Giobbe Covatta



Dott. Prof. Silvana Dallera, membro Camera Esperti d'Europa, psicoterapeuta, medicina psicosomatica.


Dott. Prof. Silvana Dallera, membro Camera Esperti d'Europa, psicoterapeuta, medicina psicosomatica.

Dott. Prof. Silvana Dallera, membro Camera Esperti d'Europa, psicoterapeuta, medicina psicosomatica.


 

 

 

Auguri a Gianni Cuperlo per la presidenza del PD

Non era scontato! Grazie!

Gianni Cuperlo e Silvana Dallera


Gianni Cuperlo e Silvana Dallera



Silvana Dallera ospite a Mediolanum Channel

Dott. Prof. Silvana Dallera, membro Camera Esperti d'Europa, psicoterapeuta, medicina psicosomatica.

Dott. Prof. Silvana Dallera, membro Camera Esperti d'Europa, psicoterapeuta, medicina psicosomatica.



 

 




Dott. Prof. Silvana Dallera, membro Camera Esperti d'Europa, psicoterapeuta, medicina psicosomatica.


SI CURA L'UOMO, NON SOLO LA MALATTIA

Intervista alla Dott.ssa Silvana Dallera, 
Psicologa e Psicoterapeuta,Medicina psicosomatica

Talvolta la psicoterapia affiancata alla cure specialistiche, 
compie "miracoli" e c'è addirittura chi, con una lunga autoanalisi,e cure adeguate
è riuscito a sconfiggerele peggiori forme di cancro. Con queste affermazioni non voglio in
alcun modo minimizzare l'importante lavoro dei medici ai quali bisogna
sempre rivolgersi, ma molti medici specialisti cominciano
 a curare con un approccio PSICOSOMATICO. Si cura l'uomo, non solo la malattia.
Un esempio chiaro e semplice viene dalla ormai famosa scrittrice americana
Louise Hay, di cui segnalo un libro significativo "Puoi guarire la tua vita"
Ediz.Armenia di Milano.
Louise fu colpita da un cancro vaginale e le venne proposto l'intervento
chirurgico, ma lei prese tempo e ricercò dentro di se' la causa che aveva
scatenato questo male terribile: da bambina era stata spesso maltrattata ed
aveva subìto la prima violenza sessuale a cinque anni. Verso i quattordici
anni venne violentata dal patrigno e a questo punto scappò di casa cercando
di cambiare vita, ma non fu tutto facile considerata la sua giovane età.
Comprese che il male l'aveva aggredita proprio dove era stata così duramente
colpita ed era la manifestazione di un profondo risentimento che aveva
covato a lungo sino a farla ammalare: doveva dunque superare la rabbia anche
se non era semplice.
Lesse tutti i libri che potè sulle medicine alternative naturali cercando
senza sosta il metodo per guarire, ma soprattutto imparò a stimarsi e a
volersi bene: questo era il passo più importante ed efficace per sconfiggere
la malattia. Sei mesi dopo Louise, che ovviamente non rinuncio' alle cure mediche,
 era guarita ed ebbe la conferma che tutte
le malattie possono essere curate se lo vogliamo e se siamo disposti a
perdonare noi stessi e gli altri per il male fatto.
Lo studioso americano George Solomon è stato tra i primi a dimostrare come
un eccessivo stato di ansia provochi seri danni all'organismo
 compromettendo il sistema immunitario.
Anche la psicologa e psicoterapeuta Silvana Dallera,
del Centro diagnostico italiano di Milano, dichiara a tal
proposito: "Il mondo scientifico ha ormai accertato che alcuni stress
emotivi sono in grado di alterare il sistema immunitario, ma si è ancora
lontani dallo stabilire i meccanismi di causa ed effetto tra energia
psichica e reazioni fisiche."
Ci racconta la Dott.ssa Dallera che si può davvero guarire con le cure mediche soprattutto
se sono supportate dalla forza di volontà, dall'analisi di sé e dal voler tornare alla gioia di vivere.
Ne sa qualcosa Mark P., 43 anni, di Chicago, quando gli comunicano che ha il
cancro e gli resta poco da vivere. Così lascia il suo lavoro in banca e
parte per un lungo viaggio, dedicandosi totalmente allo studio del violino,
sua grande passione. Diventa persino un apprezzato musicista e gira
l'America mietendo successi. Dopo alcuni anni scopre con gioia che il tumore
è totalmente scomparso.
Per studiare migliaia di casi straordinari come questi è nata una nuova
scienza: la psicoimmunologia, che studia i rapporti tra sistema nervoso,
endocrino e immunologico. Da una decina d'anni conferma con ricerche e
risultati che c'è un legame tra depressione e tumori o Aids.
E' stato provato che un lutto in famiglia, un lavoro insoddisfacente o
continue tensioni nervose indeboliscono le resistenze immunitarie.
Un' indagine realizzata in Germania dall'Eupsyca (un gruppo di
psiconcologia internazionale) effettuata su 15.000 malati di tumore, ha
rilevato che la maggior parte delle donne col tumore al seno o all'utero
avevano sempre represso i loro sentimenti più profondi, i loro istinti,
avevano negato i propri bisogni rinunciando ad essere se stesse pur di
compiacere gli altri. Molti studiosi sono concordi nell'affermare che la
volontà e un intenso desiderio di guarire sono determinanti, che ci sono
malati che hanno superato situazioni gravissime grazie ad una fortissima
voglia di vivere. Uno spirito combattivo e ottimista aiuta dunque a guarire
ma, prima di ammalarsi, conviene imparare a prevenire, ad amarsi e ad accettarsi
per come si è .
 Amarsi e perdonarsi sono i primi gradini per la guarigione.
Un altro libro utile al riguardo può essere "Chi è felice non si ammala"
ed.Mondadori, della giornalista torinese Daniela Daniele. Per anni si è
interessata di medicina psicosomatica e ha deciso di divulgare le sue
esperienze e le benefiche considerazioni. Racconta di come lei stessa
scopre, con l'aiuto di un medico, che si soffre fisicamente soprattutto per
i sensi di colpa, poi per la tristezza, per i problemi, per i disagi
interiori.
Queste teorie vengono dunque ormai supportate da
eminenti medici e scienziati in tutto il mondo. 

Così ci illustra la Dott.ssa in Medicina Psicosomatica Silvana Dallera
la scienza ha finalmente riconosciuto i poteri della psiche nel processo
di guarigione o, meglio, di prevenzione alle malattie, soprattutto
quelle più gravi. Dunque, quando ci sentiamo male, o ci viene mal di testa o
di stomaco, cominciamo prima a chiederci quale è la situazione che ha
indebolito le nostre difese immunitarie e andiamo a scoprire le cause che
l'han determinata.Una psicoterapia di breve o medio termine è spesso risolutiva,
affiancata dalle cure mediche. Nel prossimo articolo portero' qualche esempio.


Approfondimento sul sito http://www.sublimen.com

Silvana Dallera, Membro della Camera degli Esperti d'Europa, Psicologa e Psicoterapeuta

Beni indivisibili e beni comuni -L'elemento terzo-

Secondo l'opinione di Gustavo Zagrebelsky “Potere e politica si legano  perché uno è fine dell’altro." Concordo assolutamente con questa affermazione e, anzi, aggiungerei l'elemento ricchezza, che ben si coniuga di questi tempi con potere e politica.

Potere, onorificenze e ricchezza sono beni non condivisibili.  Se li posseggo io,  li devo sottrarre a te. Chi li possiede spesso vive in un circolo vizioso, autoreferenziale ed esclusivo. Una specie di istituzione totale, parafrasando Basaglia, il cui unico scopo è preservare se stessa. In questo avvitamento egotico, si perde la coscienza di sé e della realtà. La causa è l' eccessivo compiacimento con cui ci si guarda, connesso con la tendenza a fare di se stessi l'oggetto privilegiato di ogni riflessione. Paradossalmente l'individuo egotico che possiede potere, onori, ricchezza diventa psicologicamente sempre più bipolare, sempre più forte ma al tempo stesso più fragile ed intollerante, perché l' attaccamento a beni non condivisibili  genera paura, l'angoscia di una perdita "esclusiva". L'individuo in preda a tale terrore si sente vittima poiché "personali" sono i privilegi e quindi anche le perdite. Non è raro che si originino fobie ( perché solo io ? ), atteggiamenti compulsivi, depressione, vittimismo, arroganza, ribellione, negazione della realtà.

Al contrario esistono beni comuni illimitati, per cui se ne godo io, puoi farlo anche tu. La natura, lo sport, la salute,la meditazione, l'amore, la contemplazione, l'amicizia, la riflessione, la solidarietà sono alcuni fra i beni illimitati, di cui tutti possono fruire in un circolo virtuoso che  alimenta invece di depauperare. 
L'elemento terzo, dal mio punto di vista,  è la consapevolezza , molto diversa dalla furbizia sghemba e predatrice del qui ed ora a cui siamo tristemente abituati. Capovolgere il paradigma capitalistico e imparare a desiderare cio' che è condivisibile e non esclusivo sarebbe un grande passo di civiltà.

 



 

LA TERZA COSA



Da “Gli angeli sopra Berlino” di W.Wenders, ultima scena.

LEI ( la trapezista ballerina )

“Non so se ci sia un fine, ma so che ci dev'essere una decisione.
Ora il tempo siamo noi.
Adesso è il mondo intero che prende parte alla nostra decisione.
Ora noi due non siamo più che noi due solamente.
Incominciamo qualcosa, decidiamo noi il gioco.
Io sono pronta...
ora tocca a te.
Hai tu in mano il gioco. Adesso o mai più.
Non c'è storia più grande della nostra, della mia e della tua, dell'uomo e della donna.
Una nuova storia di giganti, invisibili, riproducibili, nuovi progenitori.
Guarda i miei occhi... sono l'immagine della necessità.
La notte scorsa ho sognato uno sconosciuto, un uomo solo , il mio uomo..
Soltanto a lui potevo aprirmi, essere tutta sua, farlo entrare dentro di me tutto intero, avvolgerlo con il labirinto della comune beatitudine.
E lo so.
Sei tu quello.”
 
 

                   ……………………………………………………………………………


Rainer Maria Rilke : 

"Ma se quelli che sono infinitamente morti una figura a noi risvegliare potessero 
vedi, indicherebbero forse gli amenti degli spogli noccioli, che pendono, 
oppure significherebbero la pioggia che cade a primavera sulla terra scura.
E noi, che pensiamo alla felicità, come ascesi, avremmo l’emozione, che quasi sgomenta, 
di una cosa felice cadendo."
(ED, X )

                  …………………………………………………………………………….


LUI ( l’angelo “caduto” )

“E' successo qualcosa che continua a succedere, qualcosa che mi vincola. Era notte e adesso è giorno. Chi era... Chi ero...
Io ero in lei e lei era intorno a me.
Chi al mondo può dire d'essere mai stato insieme ad un altro essere umano?
Io SONO insieme.
Nessun bimbo mortale è stato concepito, ma un'immagine immortale. Comune.
Questa notte ho imparato a stupirmi.
E' venuta a prendermi e l'ho trovata a casa. 
C'era una volta...
C'era una volta... e dunque ci sarà.
L'immagine che abbiamo creato sarà l'immagine che accompagnerà la mia morte.
In questa immagine avrò vissuto.
Solo lo stupore su di noi ha fatto di me un uomo.
Io ora so ciò che nessun angelo sa."


                   ………………………………………………………….


Marina Cvetaeva, (Deserti luoghi), canta la morte di Rilke:

Felice anno nuovo - nuovo paese, tetto, mondo!
Prima lettera a te nel nuovo luogo ( di rose e fiori, dicono: nonsenso!)
incolto, sonoro, pieno di echi
come la stanza vuota di Eolo.
La prima lettera dalla di ieri ancora - dove mi consuma il di te senza - 
patria, per te già ora una/ delle stelle(...)

Mi dilungo. Dettagli. E devo - di corsa.
L’anno nuovo è alle porte. Con cosa, a chi brindare? 
Invece di schiuma, fiocchi di ovatta. 
Il rintocco – cosa c’entro io? 
Che farne del chiasso dell’ultimo dell’anno, di questa rima: Rainer-umer?
se tu, se un tale occhio s’è annotato, la vita non vita è, la morte non morte
è. 
Buio: capirò fino in fondo il giorno dell’incontro. 
Non vita né morte: la nuova terza cosa. 
E ad essa ( preparando giacigli – sette paglie – per il Venti)- 
Sei uno che muore (umer): che fortuna in te iniziare, in te finire, Rainer!
attraverso il tavolo, in occhio sconfinato brinderò con te con rumore zitto di vetro contro vetro? Non bicchieri si sfiorano – io e tu: la nuova, terza cosa (...).

( a cura di Silvana Dallera )

 

Il pensiero economico di Papa Francesco: oltre Marx contro la 'globalizzazione dell'indifferenza'

Nasce a Buenos Aires ll'idea di fondo di una prospettiva che ponga al centro l'uomo e non il profitto





"Il pensiero economico di Francesco: oltre Marx contro la "globalizzazione dell'indifferenza". Dopo la scelta di campo di Wojtyla a favore dell'Occidente capistalista rispetto all'Oriente comunista e il modello ratzingeriano delle "elite creative", la "svolta a sinistra" e il Vangelo sociale di Bergoglio richiamano alla memoria l'apertura modernizzatrice vissuta dalla Chiesa con il passaggio da Pio XII a Roncalli. "La sua è una teologia della liberazione che mette la misericordia cristiana al posto del marxismo- spiega a "Vatican Insider" il portavoce della comunità di Sant'Egidio, Mario Marazziti-. Bergoglio mette al centro il cambiamento e i diritti degli ultimi senza i quali non c'è dignità umana, richiamando la buona politica a correggere le storture del capitalismo globalizzato e a riprendersi il primato nella scena pubblica per non lasciare campo libero all'economia, alla religione dell'individualità e agli interessi corporativi".

  Insomma un Papa che punta l'indice contro gli "gnomi  della finanza".  Nel primo viaggio del suo pontificato, a Lampedusa, Bergoglio ha denunciato "la crudeltà di coloro che, nell’anonimato, prendono decisioni socio-economiche che aprono la strada alle tragedie delle migrazioni". Un approccio da riformatore che trova attuazione anche nella sua azione di risanamento finanziario e organizzativo della struttura ecclesiastica. Francesco, infatti, ha istituito commissioni di sperti per consigliarlo sul modo più efficace per tagliare la burocrazia vaticana e rendere trasparente l'attività dei dicasteri economici (Apsa, Prefettura degli affari economici, governatorato)  travolti dagli scandali Scarano e Vatileaks. Una vera e propria "perestrojka" in Curia che ha avuto la propria incubazione nel "laboratorio- Buenos Aires" in cui si è formato il primo pontefice gesuita e sudamericano della storia.

In America Latina la sua battaglia gli ha guadagnato la stima dei leader del movimento per i diritti umani, come Alicia de Oli veira, e il rispetto delle madri di Plaza de Mayo, durissime nei confronti della gerarchia cattolica. Bergoglio non si è mai piegato ai caudillos , militari o politici, che si sono alternati alla guida dell’Argentin. Condivide l’impostazione politica del suo predecessore, l’arcivescovo emerito di Buenos Aires Antonio Quarracino, non lontano dall’ala popolare dei peronisti.  La sua biografia offre spunti di comprensione per la "rivoluzione" che sta realizzando sul Soglio di Pietro. Bergoglio ha studiato e si è diplomato come tecnico chimico, ma poi ha scelto il sacerdozio ed è entrato nel seminario di Villa Devoto. Da arcivescovo della capitale ha vissuto l'esperienza traumatica del default del 2001, con le strade invase dal rumore assordante delle "cacerolas". Fu accanto agli argentini che protestano contro le politiche neoliberiste e che scesero in piazza a milioni battendo sulle pentole. Erano gli anni del fallimento dell’Argentina e l'arcivescovo di Buonos Aires criticò apertamente le scelte di Nestor Kirchner, ritenendole incapaci di risolvere la crisi, anzi, colpevoli di aggravare la povertà nel quale erano confinati troppi argentini. Non appena il cardinale protodiacono Jean-Louis Touran ha annunciato al mondo il nome del nuovo Pontefice, i media argentini hanno rievocato i rapporti complicati con la famiglia Kirchner. E cioè con l’attuale presidente argentino, Cristina Fernández de Kirchner e con il suo predecessore, il marito Nestor Carlos nel 2010. In particolare il Clarin e la Nacion hanno ricordato che Nestor Kirchner definì Bergoglio il “vero rappresentante dell’opposizione.”

Severo gesuita dalle sobrie abitudini, amava girare per la sua città in autobus, vestito da semplice prete. A 35 anni era già il Provinciale, cioè il capo dei gesuiti d’Argentina. Nella prova terribile della dittatura militare, Bergoglio si mosse per salvare preti e laici dai torturatori. Di lui si diceva prima del conclave: «Gli basterebbero quattro anni per cambiare le cose». Pessimi i rapporti con Menem e Duhalde, gelidi con de la Rua (Bergoglio andò a trovarlo il 12 dicembre 2000 per avvertirlo del rischio di una rivolta popolare, scoppiata un anno dopo), freddi appunto con Kirchner, che non ha seguito tra la folla sulla piazza della Casa Rosada (la cattedrale era stracolma) la messa celebrata da Bergoglio in morte di Wojtyla. Buone invece le relazioni con Luis D’Elia e il movimento dei piqueteros: un giorno Bergoglio chiamò il ministro dell’Interno per lamentarsi della polizia che manganellava una donna inerme."   (GIACOMO GALEAZZI)










Arteterapia e arte-psicoterapia, differenti approcci


Principali approcci teorici nelle arti-terapie 

Approcci psicodinamici:
- teoria freudiana psicoanalitica: enfasi sul disvelamento dei contenuti inconsci e sull’insight, Judith Rubin;
- sublimazione e arte-terapia, Edith Kramer;
- simbolismo e arte-terapia: teoria e pratica clinica, Laurie Wilson;
- relazioni oggettuali e arte-terapia Arthur Robbins;
- psicologia del Sé e arteterapia, Mildred Lachman- Chapin;
- psicologia analitica junghianae arteterapia, Michael Edwards;
- cura attraverso le artivisive: un approccio junghiano, Edith Fallace;
- orientamento dinamico e arteterapia, Margaret Naumburg

Approcci umanistici:
- artiterapie creative basate sul modello adleriano, Rose Garlock;
- approccio fenomenologico all’arteterapia espressiva, Mala Betensky;
- Gestalt e artiterapie, Janie Rhyne;
- approccio umanistico all’arteterapia Josef Garai;
- approccio eclettico all’atreterapia, Harriet Wadeson

Approcci comportamentismi, congnitivisti e di sviluppo:
- approccio comportamentista dell’arteterapia, Ellen Roth;
- approccio cognitivista dell’arteterapia, Rawley Silver;
- sviluppo e arteterapia, Susan Aach-Feldman e Carole Kunkle-Miller




Bibliografia ad orientamento PsicoArteterapeutico
- C.G.Jung “Il simbolismo della messa” Boringhieri
- Ernst Kris e Otto Kurz, “ La leggenda dell’artista” Boringhieri
- Giampolo Lai,” Due errori di Freud” ed Boringhieri
- Francesco Bollorino (a cura di), Psichiatria online. Strumenti di ricerca scientifica, comunità terapeutiche, interazione fra medico e paziente, Milano, Apogeo, 1999
- Maurizio Bonicatti, “ Il caso Vincent Willem Van Gogh” ed. Boringhieri
- Sigmund Freud, “L'interpretazione dei sogni”, Roma, Newton Compton Editori, 1980
- Sigmund Freud. “Saggi sull’arte, la letteratura e il linguaggio”, 2 volumi
- Marco Manzoni (a cura di), “Creazione e mal-essere”, Milano, Guerini e Associati, 1989
- Cesare Musatti, “Riflessioni sul pensiero psicoanalitico e incursioni nel mondo delle immagini.” ed. Boringhieri
- Joyce McDougall,” Eros. Le deviazioni del desiderio”, Milano, Raffaello Cortina Editore, 1997
- Carlo Moiso - Michele Novellino,” Stati dell'Io. Le basi teoriche della Analisi Transazionale Integrata”, Roma, Astrolabio, 1982
- Marc Muret, “ Arte-terapia “, Como, RED Edizioni, 1991
- Luigi Pareyson, I problemi attuali dell'estetica, in AA.VV.,”Momenti e problemi di storia dell'estetica”, IV, Milano, Marzorati, 1961
- Roberto Pasanisi,” La forma della bellezza. Intorno alla genesi della lirica moderna: uno studio psicoanalitico”, in "Gradiva" (New York, U.S.A.), VI, 2, 1996, pp. 97-105
- Roberto Pasanisi “ Arteterapia e Training autogeno: un approccio psicoterapeutico integrato”, in "SIPE (Societ‚ Internationale di Psychopathologie de l'Expression) Newsletter" (Paris, France), 21, 2000, p. 4
- Roberto Pasanisi, “ Le muse bendate¯: la poesia del Novecento contro la modernità “, Pisa - Roma, Istituti Editoriali e Poligrafici Internazionali, 2000 (Prefazione di Constantin Frosin; Postfazione di Carmine Di Biase)
- Roberto Pasanisi, Una nuova scuola psicoterapeutica in Italia: l'Arteterapia, in "Psychomedia" (www.psychomedia.it), 12/VII/2001, www.psychomedia.it/pm/arther/art-ther/scuola.htm
- Roberto Pasanisi, L'Arteterapia in Italia, in "Attiva Mente" (www.attivamente.net), agosto 2001, -
- Fritz Perls “ L'approccio della Gestalt. Testimone oculare della terapia”, Roma, Astrolabio, 1977
- Robin Philipp, Evaluating the Effectiveness of the Arts in Healthcare, in Charles Kaye - Tony Blee (a cura di), The Arts in Health Care. A Palette of Possibilities, London and Bristol (Pennsylvania), Jessica Kingsley Publishers, 1997, pp. 250-261
- Gabriele Pulli,” Il mondo della caducità. Il desiderio come linguaggio del tempo in Freud “, Napoli, Liguori, 1982
- Jean-Luc Sudres, “L'Art-Therapie: actualités d'un concept et d'une pratique”, www.centrostudiarteterapia.org/products.htm, 1/V/2001



Silvana Dallera, psicologa, psicoterapeuta, artista        




Arte-terapia, definizione applicazioni; le forme ed i prodotti

Che cos’è l’Arte-Terapia: definizione e applicazioni

Si definisce arteterapia un insieme di metodiche psicoterapeutiche di sostegno appartenenti a diverse aree concettuali (analisi transazionale, cognitivista, ecc.) con scopi riabilitativi, psicopedagogici, psicoterapeutici e preventivi di forme di disagio psicosociale , che prevedano l'uso sistematico di pratiche espressive visivo-plastico-pittoriche tradizionalmente considerate artistiche, con l’assistenza e la coadiuzione di un esperto di tali pratiche espressive.
Come abbiamo visto l’arteterapia può essere definita come l’insieme dei trattamenti psicoterapeutici, soprattutto di sostegno, che utilizzano come principale strumento il ricorso all’espressione artistica allo scopo di promuovere la salute e favorire la guarigione, e si propone come una tecnica dai molteplici contesti applicativi, che vanno dalla terapia e la riabilitazione al miglioramento della qualità della vita.
Le risorse utilizzate sono le potenzialità che ognuno di noi possiede, chi più chi meno, di elaborare il proprio vissuto e di esprimerlo creativamente; dove educare sta per e-ducere, cioè portar fuori e, nella pratica terapeutica e riabilitativa, portar fuori dal buio verso una maggiore conoscenza e consapevolezza.
Il focus dell’arteterapia, più che sul prodotto artistico finale, è sul processo creativo in sé. Ciò che è importante è soprattutto l’esprimersi, il creare. L’atto di produrre un’ impronta creativa, infatti, permette all’individuo di accedere agli aspetti più intimi e nascosti di sé, di contattare ed esprimere le emozioni più recondite e spesso inaspettate, e di sperimentare e potenziare abilità spesso ignorate o inutilizzate. In questo senso il processo creativo, al di là del contenuto e del risultato finale, è già terapeutico in sé.
Ciò non toglie che queste impronte creative, e cioè i prodotti finali dell’espressione artistica, possano svolgere altre importanti funzioni. Prima di tutto rappresentano per “il creatore” una traccia di sé, la testimonianza della propria auto-affermazione e il ricordo delle esperienze vissute durante la sua produzione, e dunque un punto di partenza per ulteriori riflessioni. Inoltre, in quanto rappresentazione simbolica del mondo interno del soggetto, rappresenta per il terapeuta uno strumento privilegiato di accesso ai suoi contenuti interni, e dunque un materiale molto ricco ai fini della diagnosi e di una maggior comprensione del paziente.
Come tecnica terapeutica e riabilitativa l’arteterapia si è sviluppata solo di recente (circa una cinquantina di anni fa) in seguito ai successi ottenuti da alcuni specialisti in attività creative nell’ambito dell’assistenza sanitaria, della riabilitazione e dell’educazione speciale.
Il concetto stesso di arteterapia è dunque relativamente nuovo. Le sue origini, tuttavia, possono essere rintracciate nell’antico ed eterno rapporto tra cultura, arte, e sviluppo sociale.
L’esercizio del produrre la propria impronta creativa può essere considerato come indice di salute dell’individuo.
Da sempre l’arte è considerata una forma di comunicazione importante, che riesce ad arrivare dove le parole non riescono ad arrivare. Proprio per questa sua peculiarità l’arte è stata spesso oggetto di interesse per molti studiosi nel campo della psicologia.
Già lo stesso Freud si interessa all’arte. Egli tuttavia definisce l’artista come “uomo che si distacca dalla realtà poiché non riesce ad adattarsi alla rinuncia al soddisfacimento pulsionale che la realtà inizialmente esige, e lascia che i suoi desideri di amore e di gloria si realizzino nella vita della fantasia” (1911). L’artista, cioè, “trasforma le sue fantasie in una creazione artistica invece che in sintomi” . Per cui, il prodotto artistico per Freud si rivela specchio del mondo interno del soggetto, delle sue strutture e dei suoi processi psichici, e la creazione artistica diventa materiale di interpretazione per l’analista.
Anche se appare evidente la concezione patologica dell’arte (Freud coniò anche il termine patografia), e l’attenzione sul prodotto più che sul processo artistico, resta però il fatto che già Freud aveva colto la straordinaria peculiarità dell’arte come strumento privilegiato di accesso ed espressione dei propri contenuti interni.
Anche se da un’ottica molto diversa, anche Jung ha parlato di arte come un mezzo per contattare e esprimere le immagini appartenenti all’inconscio. A differenza di Freud, però, Jung (1966) porta l’attenzione sul processo creativo, che consiste, a suo parere, nell’attivare le immagini archetipiche inconsce, rielaborarle e tramutarle in un prodotto finito. L’artista è dunque colui che traduce le immagini archetipiche che derivano dal profondo inconscio nel linguaggio del presente, rendendole così comprensibili a tutti. A partire dalla sua teoria degli archetipi e dal concetto di inconscio collettivo - e ben lontano dalla concezione patologica di Freud - Jung attribuisce, dunque, all’arte un valore sociale.
Del valore sociale dell’arte, in quanto mezzo fondamentale di comunicazione in cui le emozioni individuali diventano generali e collettive, hanno parlato altri analisti. Hanno inoltre trattato del concetto di creatività e di immaginazione, ritenuti due momenti integranti e indispensabili ad una corretta conoscenza della realtà. La creatività stimola alla ricerca di nuove soluzioni e al cambiamento, dunque l’espressione artistica non è più una fuga dalla realtà, bensì ne diventa uno strumento di conoscenza fondamentale. Comunque, quelle che sono considerate le vere fondatrici dell’arteterapia sono Margaret Naumburg e Edith Kramer.
Margaret Naumburg (1947), di stretta derivazione psicodinamica, ha una visione molto vicina a quella di Freud e considera il prodotto artistico del paziente come uno strumento d’accesso ai suoi contenuti inconsci, da utilizzare nel corso della terapia come materiale da interpretare e favorire così l’insight e la risoluzione dei conflitti interni. L’espressione artistica del paziente è dunque vista ed utilizzata esclusivamente come strumento diagnostico. L’arte, dunque, come strumento ai fini della terapia, e non arte come terapia.
E
dith Kramer (1958), invece, si muove da un’ ottica completamente diversa e concentra l’attenzione sul processo creativo, ritenuto di per sé uno strumento terapeutico. L’espressione artistica del paziente non è vista solo come mezzo per l’espressione dei conflitti inconsci, ma come strumento per la loro risoluzione e come risorsa per la crescita e la maturazione personale. Arte, dunque, finalmente, come terapia.
L’applicazione dell’arte-terapia
si sviluppa con Edith Kramer.Dal 1958 in poi si può parlare di  arteterapia vera è propria, e cioè, come si è già detto, con lo spostamento dell’attenzione dal prodotto artistico come materiale da interpretare, al processo creativo vero e proprio, che, avvalendosi di simboli e metafore, coinvolgendo il soggetto in attività che implicano un impegno sensoriale e cinestesico, si propone come un mezzo per identificare ed esprimere le proprie emozioni, e per comprendere e risolvere certe difficoltà.
Si definisce arte-terapeuta una precisa figura professionale formata per utilizzare metodiche artistiche in stretta collaborazione con uno psicologo/psicoterapeuta in un preciso setting terapeutico.
L'Arteterapia contribuisce quindi alla diagnosi, alla presa in carico e al trattamento del disagio psicologico  e sociale.E’ rivolta  a differenti utenze: minori, anziani, disabili,, ammalati di Aids, pazienti oncologici e cardiopatici, nelle dipendenze, nelle condotte trasgressive, nei disturbi alimentari, ma attualmente anche nell'area del benessere e della salute. La natura multidisciplinare  (artistica, psicologica e pedagogica) dell'Arteterapia inserisce l'arteterapeuta tra le diverse figure professionali coinvolte nei  programmi di prevenzione, cura, benessere.
L'arteterapeuta ricorre ad un codice linguistico diverso rispetto alla parola che rimane tradizionalmente alla base e di pertinenza  di altre forme di terapia psicologica. Compito dell'Arteterapeuta è accompagnare l'utente nella scoperta del "fare" artistico mentre lo psicoterapeuta sostiene con la verbalizzazione la consapevolezza  di quanto espresso nella forma artistica.
La messa in forma visiva e concreta rende condivisibili le immagini e, grazie alla strategia di base della terapia, permette agli utenti di rendere riconoscibili desideri, traumi, aspirazioni, inquietudini e problemi che altrimenti rimarrebbero sopiti e non  compresi. In fondo è sempre più facile parlare delle tensioni o delle ombre espresse su una tela, che parlare dei propri conflitti e di ciò che di noi ci ripugna. All'interno d'una protetta e concordata relazione d'aiuto, grazie ad un percorso di cura individualizzato e tutelato, tramite  segni, forme e materia, nasce il rinforzo, la possibilità di esprimersi senza essere giudicati e quindi di gestire meglio il proprio malessere, fino ad una possibile risoluzione..
Fare A. in questa prospettiva significa collaborare con  il paziente per costruire una gerarchia negli atti creativi esaminando varie ed eclettiche soluzioni a problemi e tematiche. E’ fondamentale affiancare immagini (rappresentazioni)  a metodi artistici per correggere, inquadrare, capire, assecondare  e trasformare rispettando le caratteristiche e le potenzialità del singolo utente.
Quindi lo scopo dell'A. non è interessarsi  al prodotto artistico in sé, scoprire talenti e facilitare esposizioni, ma avvicinarsi all'esperienza interiore che questo prodotto veicola.
L’A. in un certo senso “utilizza” le capacità dell’emisfero destro del cervello ( soprattutto se alcune abilità dell’emisfero sinistro sono carenti o nulle) nell’ambito di un preciso programma terapeutico a doppia conduzione rivolto all’utente o al gruppo di utenti..
 

1a ) Arte terapia del processo creativo

L’esercizio dell’arte è un indice di salute dell’individuo e genera a sua volta salute.
È stato dimostrato che quando una persona è immersa in un’attività creativa riceve una serie di sollecitazioni a livello fisico, intellettuale e emozionale i quali producono mutamenti organici e psicologici che favoriscono i processi di guarigione in senso lato. (onde alfa, endorfine, rallentamento battito cardiaco, possono essere alcuni effetti)
Nel fare arte l’artista si riappropria delle modalità di conoscenza e di azione sul mondo tipiche del Bambino ( ved. Analisi Transazionale, bibliografia.). Vi è infatti una totale presenza e coinvolgimento verso ciò che si sta vivendo, la curiosità spinge a sperimentarsi in tutte la proprie potenzialità, e per di più, divertendosi. La fatica e l’ansia che possono assalire l’adulto nel momento espressivo, costituiscono un grave handicap che spesso  porta a perdere il piacere del fare arte per deviare in automatismi, comportamenti fissi e ripetitivi, sicuramente più comodi e rassicuranti, ma non evolutivi. A questo proposito potremmo esaminare, in un eventuale prossimo incontro, quali sono le situazioni più ricorrenti che inibiscono il libero fluire dell’espressione di sé. L’artista è coinvolto nella sua totalità mente corpo.Come dice Gaston Bachelard in certi momenti “Io non sono più nel mondo. Io sono il mondo.” L’impegno intellettivo e cognitivo è legato all’immaginazione e all’idea azione del prodotto ma, nel momento del fare, viene sollecitato un impegno percettivo, sensoriale e motorio. La difficoltà personale di integrare le fratture fra psiche e soma, mente e corpo, genera spesso blocchi e frustrazioni che vengono sanate dal fare arte . Questo, ovviamente, vale per tutti!
L’attività artistica promuove l’attivazione dell’emisfero destro del cervello che presiede alle attività legate al pensiero analogico (intuizione, segnali corporei, immaginazione, fantasia). Nel modello occidentale il pensiero analogico è ritenuto meno importante rispetto al pensiero logico razionale, legato all’attività dell’emisfero sinistro. Ma il nostro senso di benessere, e l’autostima che ne deriva, necessitano dell’attività congiunta dei due emisferi del cervello per poterci adattare adeguatamente ai molteplici mutamenti del reale in cui viviamo. Il così detto “pensiero laterale” dell’emisfero destro è fondamentale per arginare i limiti del pensiero logico formale al fine di appropriarsi di nuove modalità di guardare e operare sulla realtà, identificare e affrontare blocchi emozionali, aumentare l’autoconsapevolezza, incrementare l’autostima e la percezione di autoeffacacia, affermare la propria individualità sviluppare nuove strategie di comportamento, incrementare capacità relazionali e comunicative, elaborare una propria dimensione spazio temporale.
È la coscienza di un’ambivalenza ma di un’ambivalenza eccitata, attiva, dinamica, che costringe  a valorizzarsi.

Silvana Dallera: "Anche se da un’ottica molto diversa, anche Jung ha parlato di arte come un mezzo per contattare e esprimere le immagini appartenenti all’inconscio". 

2 ) Le forme e i prodotti delle arti-terapie: arti visive e arti plastiche

L’incisione
L’incisione è una tecnica adatta ad un utente risoluto nei confronti della materia. Per lui la materia esiste. Ed esiste immediatamente sotto la mani che lavorano. La materia è varia, può essere pietra, ardesia, legno, rame, zinco. Essa è dunque il primo avversario dell’utente poiché possiede simbolicamente tutte le molteplicità del mondo ostile, del mondo da dominare. Chi incide è sorretto da una fantasia di volontà, cerca la perfezione, la pazienza, la puntigliosità. Il processo è costellato di collere sottili e felici che sono per l’utente altrettanti incoraggiamenti a volere. La salutare efficacia e prudenza delle mani di chi incide ha un esito estetico che non riesce quasi mai a nascondere la storia del lavoro. Un attento osservatore potrebbe riviverlo perfino dopo le astuzie dell’acido sul rame, dopo i diversi stratagemmi degli intagli su legno o l’approccio predente alla granitica epidermide della pietra.
L’incisone è l’arte che sola fra tutte non può ingannare, è primitiva, preistorica. L’originaria materia che l’artista ha lavorato non si lascia tradire o mascherare. Questo tipo di produzione stimola le immagini del risveglio, della sorpresa. Può essere adatto per utenti che devono ritrovare  carattere, volontà, bisogno d’agire, provocare è il suo modo di creare attraverso il duello delle materie. L’incisore è lo scultore della pagina bianca.

Il disegno
Produrre un disegno significa avvicinare fra loro due materie, la matita nera verso la carta.
La carta viene risvegliata dal suo incubo bianco. A quale distanza inizia l’intimo richiamo reciproco del nero e del bianco? La fisica risponde che il flusso d’atomi di carbone invade la carta alla distanza di un decimillesimo di millimetro. Ma gli atomi sono mille volte più piccoli!
Ora la falange dei sogni attivizza l’accostamento delle materie e ne indirizza l’azione.
L’utente attraverso il segno, la forma, il colore sperimenta un aspetto ludico, uno narrativo e uno conoscitivo. Sia il disegno che la pittura hanno un valore proiettivo, tanto è vero che sono noti i numerosi test proiettivi che utilizzano le arti grafiche (test della figura umana di Manchover, il test dell’albero e della famiglia di Koch e il test della casa di Buck.) A prescindere dai test qualunque impronta lasciata dall’artista sul foglio o sulla tela può essere analizzata per il modo in cui viene utilizzato lo spazio, per il tratto, per la scelta cromatica.
Anche gli strumenti hanno un loro valore simbolico. Ad esempio matite, penne, pennarelli, o altri strumenti facili da usare per il loro tratto nitido e definito sembrano dare sicurezza e infatti sono talvolta usati da persone con tratti ossessivi compulsivi.

La pittura
La pittura, più che ogni altra arte, è direttamente e palesemente creatrice. Consciamente o non l’utente percepisce la vibrazione del colore, sente che il colore vive di un continuo scambio tra materia e luce, fra armonie e contrasti quindi a causa di questo processo egli rinnova in sé, in modo terapeutico le grandi fantasie cosmiche. I suoi sogni sono situati tra la materia e la luce e come un alchimista cerca di escogitare sostanze, accrescere o spegnere luminosità, provocare contrasti. Il giallo di Van Gogh è un oro d’alchimista, non è mai un giallo paglierino, è un oro individuato archetipicamente nei sogni del genio. Non appartiene più al mondo, è proprietà del cuore di un uomo, è verità elementare scoperta nelle meditazioni di tutta una vita.
Nell’acquarello l’utente trasforma la materia necessaria di un elemento naturale, l’acqua, nella materia libera del sogno e della creazione artistica. Le immagini dell’acqua così trasparenti lasciano tuttavia impronte indelebili. Tali immagini non stregano un sognatore qualunque, qui il bambino e il saggio si trovano e talvolta si congiungono e riflettendone la trasparenza interiore.
Le tempere, gli olii, o gli approcci più gestuali sporcano e richiedono un coinvolgimento maggiore a livello emozionale. Il collage, benché creativo nell’assemblaggio, viene di solito preferito da persone che si sentono in qualche modo minacciate da un’attività creativa troppo esplosiva.
La scelta invece di utilizzare più strumenti e più tecniche insieme è indice di grande flessibilità ed è molto utile nello sviluppo del pensiero laterale.
Il modo in cui gli utenti effettuano le loro scelte, ci dice già molto.

La fotografia e il video
Musatti già nel 1950 aveva capito l’importanza psicoanalitica di tali mezzi espressivi, segnalando l’analogia tra sogno e immagine. Sia nei sogni che nella fotografia, o nella videoproduzione, le immagini presentano un carattere di realtà pur non inserendosi nella realtà.
Queste immagini rispondono ai bisogni più intimi permettendone la soddisfazione allucinatoria.
Qui in particolar modo l’atteggiamento ricettivo (concavo), così come la scelta della luce e delle ombre luci, una certa “passività del fare” delegato alla macchina  inducono una particolare modificazione dello stato di coscienza dell’utente, sia che le immagini siano da lui prodotte, sia che, come più comunemente accade, gli vengano proposte. Qui i meccanismi psicologici coinvolti sono principalmente quelli di identificazione e di proiezione, per cui si affrontano conflitti interni cogliendoli, come oggettivi, nell’immagine.  Essere consapevoli di questo è un momento molto importante di crescita personale.
Tali mezzi espressivi possono essere usati anche in forma più attiva, e questo accade quando il gruppo  partecipa alla creazione della sceneggiatura, della scenografia fino alla produzione e alla recitazione. La performance, fotografata o filmata è in sé uno psicodramma.

La scultura
La scultura , in particolare, può essere letta come l’immagine della volontà di ascesa , di potenza  o ironica onnipotenza . Qui l’artista ha fantasie attive che lo spingono a intervenire sulla materia “ostile” come la pietra, i marmi, i metalli. Questo processo può essere letto come una necessità di azione, di estroversione, a volte di contenimento dell’aggressività.
Le materie terrestri quando l’utente le lavora con mano curiosa e volenterosa sembrano eccitare la volontà di lavorarle. In questo caso la scultura sollecita un’immaginazione attiva di una volontà che sogna e che, sognando, attribuisce un futuro alla sua azione. È l’homo faber, un modellatore, un fonditore, che non cerca solo la sua forma precisa, ma anche la materia adeguata, che può realmente sostenere la sua forma. L’utente ama questo sostegno, la durezza materiale che conferisce durata alla forma ma, “prevede” la resistenza della materia e si predispone ad una psicologia del contro che troverà il suo completamento nelle immagini archetipiche di una psicologia del dentro. (Anish Kapoor, pietre cave) La pietra cava suggerisce il bisogno di ritorno alla quiete delle origini, all’intimità della “casa originaria”, fino all’intimo segreto riposo della materia. In moltissimi lavori nell’ambito della scultora infatti si può riscontrare l’azione di una sintesi ambivalente che unisce in maniera dialettica il contro e il dentro, l’estroversione e l’introversione. Il prodotto porta dunque una forte impronta del soggetto e questa traccia è così evidente che si può avere la più sicura diagnostica dei temperamenti. Ma è soprattutto nell’attività dell’impasto manuale che l’artista compie un gesto archetipico fondamentale, penetrare nell’umidità della materia con la forza della mano. Qui femminile e maschile si incontrano.