ABOUT ME

Psicoterapeuta, ho scritto molti articoli e un libro , mi dedico allo studio dei rapporti arte/psiche.

Studi artistici
Pianoforte-Conservatorio di Alessandria
Danza classica ( Susanna Egri e Carla Perrotti, Teatro Regio di Torino e Teatro Erba di Torino)
e moderna Certificato di Decimo anno ( metodo classico e metodo Graham )
Linguaggio corporeo e applicazione delle psicoterapie a focalizzazione corporea (Diploma biennale di Specializzazione).
Accademia di Belle Arti di Bologna

Lavoro in ambito artistico
Consulente in campo artistico e grafico pubblicitario.
Docente di Arte e Psicologia, presso “ Il Mestiere delle arti” , Corso di Alta formazione artistica, promosso dal Ministero della Pubblica Istruzione.
Premio Porticato Gaetano ( pittura)

Iscritta all’Ordine Nazionale dei Giornalisti
Socia Onoraria “Camera Europea degli Arbitri stragiudiziali e dei Periti esperti”- “Esperto d’Europa in Psicosomatica”

Docenze
Docente di Psicologia Direzione Generale Formazione USSL Torino
Docente e coordinatrice -Società Italiana di Medicina Psicosomatica
Docente e consulente per Riza Psicosomatica dal 1986 al 1992 .
Docente di Arte e Psicologia, presso “ Il Mestiere delle arti” , Corso di Alta formazione artistica, promosso dal Ministero della Pubblica Istruzione.

Marketin e Pubblicità, Selezione e Formazione
Fiat Auto SpA, Torino, Direzione del personale;
Distriborg Italia, Milano.
Artime, Milano
Bijorg (Prodotti Biologici),.
“Riza Psicosomatica”,
Tecniche ed.Riza, Direttore Gianpaolo Lai.-

Pubblicazioni e rubriche
“Controcampo”
“Artime” “No Limits World” (Psicologia dell’estremo)
Gruppo Futura dal 1998 al 2000
dal 1998 “Viver sani” dal 1987 al 1996 “Salute e Prevenzione” dal 1987 al 1996. “Guida alla salute Medica”, ed.Fabbri, sezione Psicologia.Il Corriere, Repubblica, Il Giornale, La Gazzetta dello sport, Controcampo,Class, Monsieur, Grazia, Oggi, Anna, Amica, Gioia, MarieClaire, Vanity Fair, Gioia…

In radio
Radio Rai.
Radio 24 Rubrica fissa in diretta ”Il bello della vita”
Radio Svizzera Italiana.
Radio Dimensione Suono

Televisione
Più TV volte ospite in qualità di specialista presso la RAI, Mediaset, La7 ( e alcune emittenti private e fra cui Mediolanum Channel)
Rai 1 “Uno mattina”
Rete 4 “Il bello della vita”
Canale 5 “M. Costanzo Show”
La 7 , ospite di Fabio Volo

PERCHE' PERCOME PERORA

Margherita Hack o dell'Autotrascendimento

L’autotrascendimento dell’uomo tenta diverse strade.
Non solo quelle consuete della cosciente e morale assunzione dei propri limiti e del conseguente adeguamento  dei propri obiettivi, e neppure quella della realizzazione inconsapevole, emozionata ed avventurosa del soggetto, che nel superamento dei propri confini e nel grido,  ricerca un ideale di libertà estrema.
L’autotrascendimento non percorre la via  angusta dell’accettazione fideistica della propria precaria condizione umana, né quella spericolata del delirio di onnipotenza. Né autocastrazione, né inflazione dell’Ego. Né rassegnazione, né mania.

Varcare la soglia invisibile della coscienza comune per riuscire “ad essere nell’esserci” significa camminare liberamente tra la terra e il cielo, significa pervenire ad una “porta senza porta”, non solo oltre ogni limite, ma semplicemente oltre... L’uomo è la vasta energia della sua trasmutazione, ed è così, fino alla morte il suo proprio futuro. L’uomo che presagisce l’esistenza di un’esperienza estrema, deve inizialmente affrontare uno sforzo ben superiore a quello di accettare responsabilmente e consapevolmente i propri limiti, come la morale comune prudentemente suggerisce. 
All’inizio, con grande fatica e sconcerto, dovrà sperimentare gradualmente e tenacemente i propri confini e confrontarsi con i fantasmi delle proprie paure, passate e presenti. Poi dovrà comprendere che i suoi gesti non sono perfetti e quindi che sono errate le sue ambizioni, che l’orgoglio è il suo peggior nemico, che l’attaccamento all’Ego è fonte di ogni paura. Infine, turbato, scoprirà di dover rinunciare alle sue certezze di sempre: la volontà come forza causale, la chiara distinzione fra mezzi e fini, il desiderio di riuscire ad ogni costo. “ Compiere senza rimanere autore “ suggerisce Laotse nel “Libro della via e della virtu’”. 







I percorsi estremi non vogliono zavorre, occorre scrollarsi tutto di dosso, restare nudi e vuoti per accogliere quasi inconsapevolmente l’unico gesto giusto, quello che coglie ad un tempo l’essenza di sé e dell’obiettivo, quello che gli esperti tiratori con l’arco della Scuola Zen definiscono “Un colpo-Una vita”. Nel raggiungimento della meta, la ricerca, i tempi, i mezzi, gli obiettivi, gli strumenti, i percorsi, i compagni di viaggio diventano una cosa sola e non è possibile separali. Fare centro mette in gioco tutta l’esistenza dell’uomo, tutte le nostre esistenze. Il bersaglio da colpire è la coscienza dell’uno e dei molti. Scopriamo così che esiste non solo la libertà d’essere ciò che siamo, ma soprattutto la libertà d’essere ciò che non siamo, esseri sempre in avvenire, capaci di perpetuo ricominciamento, di creazione continua. Se la materia trascura di essere, la vita trascura di vivere, il cuore trascura di amare, noi perdiamo il “Paradiso”. Quando l’uomo di scienza raggiunge la meta illumina la sua vita e molte altre vite. In questo senso, gli studi e le testimonianze di Margherita Hack hanno un profondo significato collettivo. Esse mostrano una via, certo non l’unica, per ricominciare a dialogare con la nostra natura più intima ed infinita. Esse ci restituiscono la speranza, e la capacità di cogliere attimi di felicità struggente in cui non siamo più nel mondo, ma siamo il mondo.


Silvana Dallera

Guy Delage (testo di Silvana Dallera)

GUY DELAGE

Le esperienze e le immagini di cui l'acqua costituisce occasione e materia non hanno la solidità delle esperienze e delle immagini fornite dalla terra, dai cristalli, dai metalli. 
Sono sfuggenti, a volte inesprimibili, riflessi di riflessi. Sorgente di vita, mezzo di purificazione, centro di rigenerazione, l' acqua è veicolo di ogni forma di esistenza.
Perciò essa sfugge a qualunque facile interpretazione, a qualunque forma.  Il suo ricco e complesso simbolismo scoraggia il sognatore qualunque e la sua spumeggiante lucentezza costituisce un facile miraggio per il frivolo viaggiatore . 
Come suggerisce Laotse l'acqua riempie i " vuoti" e fugge i " pieni " , per questo essa  rivela la sua vera natura ai navigatori solitari e silenziosi. 
Solo un uomo umile, attento, curioso, attivo e contemplativo al tempo stesso , può cogliere profondamente l' esperienza vera dell'acqua profonda, dell'acqua più scura, più ricca di vita.  Solo un uomo silenzioso , che ha molto amato, sa distogliere lo sguardo dall'inessenziale ed è in grado di stabilire con la natura una " corrispondenza  sensuale ". L'uomo ed il mondo si specchiano e si guardano.

Guy Delage è l'occhio luminoso che coglie  la " volontà di apparire " dell' acqua . Pochi metri al di sotto dell'onda dell'oceano, esiste un  universo da sempre in penombra che vuole " vedersi", che vuole " esistere" e cerca occhi che sappiano contemplare. Occhi belli, per riflettere la bellezza, occhi appassionati per percepire la vita, gli occhi di Guy Delage. Schopenhauer afferma che la contemplazione estetica compensa per un istante l'infelicità degli uomini, distogliendoli dal dramma della volontà. Forse ciò è vero anche per Guy Delage. Ma certo egli non desidera solo passivamente ammirare. Nel ricercatore che ha già molto viaggiato e vissuto è la contemplazione stessa che muove la volontà.
Guy Delage " vuole " vedere .

Non per mera ambizione, per smania di successo, per pura competizione, ma perchè guardare è un bisogno immediato. Rende intelligente e dinamico lo spirito, ne esprime l'intima verità . Si ricostituisce così  degnamente il parallelismo felicità/volontà, poichè qui la volontà è purificata dall'Ego. " Compiere senza rimanere autore" afferma il Tao-te ching, sottolineando dunque la necessità dell'azione " voluta " senza narcisistico bisogno di " riconoscimento " o " attaccamento " al risultato.
" Voler " vedere non significa quindi contrapporre l'azione razionale e narcisistica dell'Ego alla meditazione contemplative del Sè , vuol dire seguire un'altra via della volontà,  partecipare alla volontà universale del bello, del mistero, della conoscenza e della fede, della vita e della morte. Vuol dire comprendersi ed aiutare il mondo a comprendere se stesso. Straordinario e certo non casuale é il radicale mutamento avvenuto nel percorso di Guy Delage, uomo ed atleta . Giovane amante che cavalca i mari della passione con il suo bizzarro ed asimmetrico catamarano Funambole, navigatore esperto a cui le impetuose acque dell'Altantico si concedono in soli 10 giorni, uomo umile e nudo, forse saggio, provvisto solo di zattera e pinne, che ama le carezze e le offese delle onde percorrendo 2100 miglia in oceano Atlantico, da solo, in 55 giorni di completa autosufficienza.

Se volessimo tentare un'interpretazione delle sue imprese potremmo ipotizzare che mentre la navigazione in superfice di Delage rappresenta un cosciente percorso di e conoscenza di sé rispetto ai pericoli e alle passioni dell'esistenza ( fase di estroversione ), la navigazione sotto superficie dell'oceano compiuta nell'ultima impresa sembra rappresentare un profondo bisogno di esplorazione nel mondo dell'incoscio ( fase di introspezione ).Egli penetra nell' oscurità, nel liquido amniotico, nell'acqua cosmica, ove risiede l'archetipo della Madre, l'inconscio collettivo femminile. Delage si trasforma in uomo pesce per rientrare nell'utero primordiale, per risalire al senso dell'esistere. Perchè quest' esperienza?
Filogeneticamente il pesce è molto antico e ontogeneticamente corrisponde, secondo la teoria dell'evoluzione stratificata, al periodo compreso tra la nona e l'undicesima settimana di vita dal concepimento. In questo stadio filogenetico ed ontogenetico l'organismo non vive ancora nella fase della ricerca del piacere, ma in quella più arcaica della sopravvivenza. 
Così Delage sembra dover regredire nel più profondo dell'inconscio intrauterino per portare alla luce della coscienza le esperienze più remote dell'esistere,  per poter successivamente risalire la spirale della vita e rinascere oltre i confini del consueto. Potremmo definire il suo viaggio un lungo percorso psicanalitico attraverso la materia. Ciò che ha compiuto Delage è infatti ciò che anche l'analisi si propone: stabilire una comunicazione attraverso l'acqua ( simboliocamente l'inconscio ) fra la terra e il cielo, la materia e lo spirito, il corpo e la mente, la razionalità e l'affettività, il maschile e il femminile.
Questa relazione è naturalmente fecondante poichè dall' acqua nasce la vita, e dall'inconscio lo spirito creativo dell'uomo.

Come l'onda, anche il processo di individuazione, cioè di ricerca del Sè è un flusso incessante, senza limiti di spazio e di tempo, senza confini.

Silvana Dallera 








Tom Mc Nally e Pegghy Bouchet (testo di Silvana Dallera)

L'oceano ed il mare, per l'estensione apparentemente senza limiti, sono immagini della indistinzione primordiale. Raffigurano, secondo Jung, l'inconscio collettivo, la culla dell'umanità, il primordiale che ci accomuna. Infatti in molti miti di diversi popoli l'Oceano, quasi sempre personificato, è il progenitore degli dei e degli uomini. L'oceano è anche simbolo delle acque superiori, dell'Essenza divina. Troviamo questa interpretazione in Angelo Silesius, mistico del XIII sec., in Maestro Eckhart, teologo, predicatore, superbo rappresentante della Scuola mistica tedesca della prima metà del XIV sec. così come in Dante e nel pensiero Sufi.
Nel Tao si legge che ogni anima va all'Oceano, e tutte vi confluiscono senza riempirlo ( Chuang -tzu )
Nella concezione Tantrica l'Oceano è lo spirito universale in cui si confondono la goccia d'acqua divina e l'anima individuale.
Nel Buddismo Mahayana l'Oceano è il corpo di illuminazione del Budda, l'intelligenza primordiale. Se esso simboleggia l'intelligenza divina, il cuore, la conoscenza , la riva ne è
l'antitesi dialettica, cioè la materia necessaria, il limite umano, l'apparente confine .
La conchiglia rappresenta invece il linguaggio sacro, e la perla che essa contiene è simbolo della scienza del cuore, del segreto significato di quel linguaggio che congiunge l'uomo al divino.
Ma l'Oceano, quando è agitato, è anche la distesa d'acqua la cui traversata pericolosa condiziona il raggiungimento della riva. In questo caso simbolicamente rappresenta il difficile superamento del mondo oscuro dello psichismo, il  lungo e travagliato percorso di consapevole distacco dal mondo dei sensi.  In un antico testo sacro indiano, il " Samyutta - nikaya si legge " Chi ha superato il mare con i suoi pescecani e i suoi demoni, con i suoi flutti terrificanti così difficili da superare...lo si dice andato in capo al mondo e partito per l'Aldilà"
La traversata Atlantica , nella cultura occidentale, si associa quasi automaticamente ai concetti di avventura, conoscenza, scoperta, esplorazione. Ancora oggi, infatti, nonstante l'enorme sviluppo di mezzi di trasporto , l'oceano atlantico è vissuto come un limite. Qualcosa da comtemplare, conquistare, conoscere, affrontare con sacro rispetto.


Eppure le ultime imprese di Tom Mc Nally e Pegghy Bouchet
sembra che abbiano  "ridimensionato" gli oceani. L'Atlantico diventa sempre più piccolo e i mezzi per traversarlo sempre più semplici ...

Tom MC Nally e Pegghy Bouchet hanno compreso che per compiere la traversata atlantica non occorrono grandi mezzi, ma occorrono mezzi concepiti con la scienza del cuore. La minuscola barca di Tom Mc Nally ( lunga in tutto 119 cm ) così come la barca a remi di Pegghy Bouchet nascono da una grande passione, da un rispetto sacro per l'uomo e le sue forze, da una necessità quasi fisica di affrontare l'ignoto, dal bisogno forse inconscio di perdersi per ritrovarsi.

 Ma queste minuscole imbarcazioni, come le preziose conchiglie del Buddismo Mahayana, si concepiscono e si forgiano negli anni, con pazienza. Sono frutto di complessi studi, lunghe ricerche, attente sperimentazioni da parte di equipe di esperti. Esse ottimizzano materiali, spazi, tecnologie e sono
al tempo stesso perfette ed umili , solide e fragili. 
Come le conchiglie del Buddismo Mahayana esse rappresentano
la concretizzazione di un linguaggio e contengono la cosa più rara e preziosa : non la perla sacra ma un cuore silenzioso che batte sincrono con le onde, un cuore che ha compreso, che nello specchio dell'acqua ritrova in se stesso il divino.
Oggi, all'uomo, abbandonato dalle sue antiche credenze, non è rimasto che seguire il proprio cuore, l'unico mezzo che gli
permette ancora di trascendere. Questa ricerca di avventura, di una impresa oltre ogni limite ma al tempo stesso responsabile di sè e dei propri valori diventa, paradossalmente, la versione attuale della mitica ricerca del santo Graal, del superamento delle Colonne d'Ercole, della

ricerca del nuovo mondo. Andare oltre mette in gioco  l'esistenza dell'atleta che non teme di osare e tutte le nostre esistenze , poichè il risultato da perseguire, il vero bersaglio da colpire è trasformare la coscienza dell'uno e dei molti. 


Silvana Dallera

I - A proposito di...

G. Bachelard " L'intuizione dell'istante - La psicoanalisi del fuoco " Dedalo ed.

Roupnel : " L'istante che ci è appena sfuggito è la stessa morte immensa a cui appartengono i mondi aboliti e i firmamenti spenti. E lo stesso temibile ignoto contengono, nelle stesse tenebre dell'avvenire, l'istante che si approssima a noi ed i Mondi e i Cieli che ancora si ignorano"

Bachelard " ...A meno che la ragione misteriosamente non operi un'interminabile sintesi fra le espliosioni d'essere di cui io sono il teatro e l'attore e che in essa non operi " l'armonia tutta in tensione che il mondo si appresta a realizzare "
...Del tempo ciò che esiste non è mai altro che l'istante in cui viviamo.. In esso possiamo vivere estraneità e sorpresa, meraviglia e protesta, tutte cose che sono al tempo stesso
passato e futuro, riconoscimento e progetto. Niente nel tempo
sfugge a se stesso e niente si riduce a qualche confusa durata senza oggetto. Tutto si esalta nell'insostituibile presenza, alla quale occorre morire per rinascere altrettanto pura in altri oggetti. Solo il tempo-in-ciascuno-dei-suoi-istanti propone l'evidente irruzione del reale...
Bisogna staccarsi dalle costrizioni del desiderio, spezzare il parallelismo volontà/felicità perchè ogni cosa possa subire una metamorfosi. La vita/ non vita è un altrove. Eguale alla vita, la sua assenza/presenza non è che una ingenuità. Si può vivere in stato di metamorfosi permanente...
Quando è la memoria che respira tutti gli odori sono buoni...
L'amicizia non è un sentimento così comune. Ci vuole ingenuità per provarla fino in fondo, il dono del meravigliarsi, il piacere di ammirare : si entra nel mondo ammirandolo, ci vuole volontà sostenuta da dignità, ci vuole generosità.
L'amicizia è per Bachelard l'esperienza di un  metodo
di scoperta e di un mezzo di analisi. L'amicizia, la complicità per le intuizioni, autorizzano un metodo della simpatia. Ciò non può essere spiegato. Si spiega forse la poesia? Una intuizione non si prova, si sperimenta. L'amicizia è più che un sentimento:è una coscienza dei valori.
L'uomo riconosce la felicità fraterna che propone il pensiero vero. Per fortificare un cuore è necessario unire alla passione la morale. Anche la modestia è un metodo di ricerca. Conduce lo spirito ad evitare le trappole dell'autosufficienza. Forma al rispetto. Aiuta ad ammirare. Si allea all'orgoglio della provocazione.

Il pensiero di cui Bachelard ha voluto impadronirsi sopravviene nell'istante. E' un pensiero  "sul punto di"
meravigliato d'una realtà istantanea , penetrato di verità.
La coscienza che ha privilegiato , e che rispecchia uno stupore d'essere, è quella della soglia.
Nella meditazione del tempo Bachelard coglie questa rivelazione d'una soglia che si riapre sempre da capo; che si lascia e si ritrova senza posa.



La solitudine a cui l'istante ci rinvia senza posa, senza posa vi si trova spezzata da questo progresso continuo dello spirito, che trascina nel suo
passo il passo che lo trascina, che spinge davanti a sé la reale presenza che lo spinge. Verso la metà della vita rotti all'esercizio di prenderci gioco di noi stessi, impariamo a consentire non a ciò che siamo, ma a ciò che ci occorre essere per essere. La tensione verso la " purificazione" presuppone la possibilità di sempre nuove nascite, esige che l' istante
strappi la fatalità temporale, che la discontinuità autorizzi avvenimenti sorprendenti.

Se il dolore più crudele è la coscienza dell'avvenire tradito, a questa rivelazione iniziale della sofferenza, a questa rivelazione dell'istante che mi denuda, si associa l'evidenza del tempo, ostinata riserva di stupori.

Ciò che mi spinge a morire è anche ciò che mi dà la
possibilità di rinascere.

L'uomo è la vasta energia della sua trasmutazione ed è così, fino alla morte, il suo proprio futuro. Siamo la libertà d'essere ciò che non siamo. Esseri sempre in avvenire.
Non " ancora " segreti, ma " sempre" segreti. Un'infanzia reale e permanente vive in noi, essa a volte emerge  tardivamente,  nella vecchiaia, quando si attenuano i rumori dell'esistenza. L'infanzia non è un passato, ma un avvenire di perpetuo ricominciamento, una creazione continua, una continua esplosione d'essere. Qui l'immaginazione è una facoltà specifica, ad essa appartiene la funzione dell'irreale che è psichicamente altrettanto utile che la funzione del reale. Non si sfugge alla morte che scegliendola. Non quella dell'essere assoluto, ma quella del tempo umano, la cui irruzione nella nostra esistenza rende possibile il risaltare della vita. La morte del tempo è il vuoto nel quale proiettiamo la nostra libertà, instancabilmente, per nascite impreviste.
L'istante per Bachelard ha un carattere metafisico primordiale. La durata è fatta di istanti senza durata, come la linea retta è fatta di punti senza dimensione.
Dal punto di vista psicologico è solamente nell'istante presente, in esso e per esso, che abbiamo la sensazione di esistere. Vi è identità assoluta fra il sentimento del presente e il sentimento della vita. L'atto, la decisione istantanea, precede l'azione.
Anche Einstein taccia di relatività lo " spazio" di tempo, cioè la " lunghezza " dell'istante. La "lunghezza " dell'istante infatti è relativa al metodo di misurazione.
Anche per Einstein l'istante resta un assoluto, un punto dello spazio tempo. L'istante non ha durata nel suo seno, non ha due facce. Esso è intero e solo. Meditando sull'istante ci si rende conto che il presente non passa. La simultaneità di istanti è chiara, evidente, precisa solo nel qui ed ora.
( concetto di sincronicità ved. Jung ) Diversamente lo potrebbe essere solo nell'etere fisso. Metafisicamente  sembra quindi più prudente uguagliare il tempo al suo fenomeno. La durata in quest'ottica è una polvere di istanti che solo un fenomeno di prospettiva rende più o meno strettamente solidali. La memoria stessa non conserva che l'istante, non conserva assolutamente nulla della durata. Psicologicamente la durata può forse misurare l'attesa, non l'attenzione: l'attenzione è una serie di cominciamenti, essa è fatta di rinascite dello spirito che ritorna alla coscienza.
Il complesso spazio-tempo-coscienza è l'atomismo alla triplice essenza, la monade affermata nella sua triplice solitudine, senza comunicazione con le cose, con il passato, con le anime estranee. In realtà solo il nulla è continuo.  La difficoltà di questa tesi è di evitare le parole prese dalla psicologia usuale della durata.
Nell'orchestra del Mondo vi sono strumenti che tacciono spesso.Il Mondo è regolato su una misura musicale imposta dalla scadenza degli istanti. Se potessimo udire tutti gli istanti della realtà comprenderemmo che non è la croma ad essere fatta con parti di minima, ma la minima che ripete la croma. E' da questa ripetizione che nasce l'impressione di continuità. Ascoltando la sintonia degli istanti si sentono delle frasi che muoiono, delle frasi che cadono e sono trascinate verso il passato. Ma questa fuga verso il passato,
per il fatto stesso che è un'apparenza derivata, è tutta
relativa. Per chi continua ad amare, un amore finito è insieme presente e passato, sofferenza e consolazione e, trascendendo la contraddizione affettiva, un sentimento che dura prende un valore metafisico.
Un ritmo si estingue relativamente ad un 'altra partitura
della sinfonia che continua. Un ritmo che si estingue è il silenzio di un essere che ci lascia mentre tutto il mondo intorno continua a risuonare. Con questo schema comprendiamo quanto vi è di potenziale e relativo in ciò che chiamiamo l'ora presente.
Il concetto di ricchezza d'una musica, d'una vita o di un fenomeno particolare, fondato su un confronto "numerico" con la totalità degli istanti, prende quindi un senso assoluto che non è più la durata-estensione, ma la durata-ricchezza.
Così, quando la materia trascura di essere, la vita trascura di vivere, il cuore trascura di amare, noi perdiamo il Paradiso.
D'altronde anche l'atomo irradia ed esiste spesso, esso utilizza un gran numero di istanti e tuttavia non utilizza tutti gli istanti. La cellula vivente è ancora più avara. Essa non utilizza che una frazione delle possibilità temporali che le consegna l'insieme degli atomi che la costituiscono. 
Quanto al pensiero, è a lampi irregolari che esso utilizza la vita. Tre filtri attraverso i quali troppo pochi istanti giungono alla coscienza.
Perciò noi sognamo un'ora divina che sarebbe tutto: non l'ora piena, ma l'ora completa. L'ora in cui tutti gli istanti del tempo sarebbero utilizzati dalla materia, l'ora in cui tutti gli istanti realizzati dalla materia sarebbero utilizzati dalla vita, l'ora in cui tutti gli istanti viventi sarebbero sentiti, amati ,pensati.L'ora in cui la relatività della coscienza sarebbe cancellata perchè la coscienza sarebbe dell'esatta misura del tempo completo.
Finalmente il tempo obiettivo sarebbe il tempo massimo: quello che contiene tutti gli istanti, il tempo di Dio, la coscienza pura. La coscienza è coscienza dell'istante e la coscienza dell'istante è coscienza. Due formule così vicine che affermano una assimilazione della coscienza pura e della realtà temporale. In meditazione la coscienza ha l'immobilità dell'istante isolato.



Bachelard :" La poetica dello spazio " ( 1987 )

Esiste un momento irripetibile in cui l'uomo entra nel mondo non soltanto con la verità dell'occhio, ma con tutto sé stesso, senza riserve. In quell'attimo egli trasforma la materia "ovvia" dell'elemento naturale, nella materia " libera" del sogno e dell'impresa " senza confini ".  In quell'attimo nasce l'intuizione di un nuovo percorso , quasi un'immagine poetica. Nell'uomo che non teme di essere esiste un luogo speciale , un tempo/spazio illimitato, di insprimibile bellezza.  E' uno spazio dell'anima, più ancora che dello spirito. Un infinito e indeterminato spazio soggettivo e transoggettivo impregnato di vita, di morte, di amore, di natura. Di tempo.
E' uno spazio aperto ai grandi orizzonti del cielo e della terra, delle acque e dei deserti, ed è uno spazio chiuso, raccolto, delimitato dal corpo, dalla casa, dal  rifugio, dal " tempio segreto". Nello spazio della sua "immensità intima" l'uomo cerca il riposo, la dimora, ritrova il piacere di stare con sé stesso. Nel  " guscio " si protegge e  si ascolta.
In questo guscio, in questa  conchiglia levigata e rotonda l'anima si abbandona allo stupore infantile dell'incanto, scopre un universo senza limiti, ed con esso scherza e gioca all' infinito. Quando l'uomo coglie la vita come " traslucida presenza sempre viva" trova la propria sorgente e con gioia si disseta. Da quel momento, rinato all'esistenza ed a sé stesso, nella veglia, nel sonno, nel sogno, egli cercherà un " altrove" ricco di senso, di luce, di forme illimitatamente spaziose. Egli percorrerà strade sempre diverse, alla ricerca della sua sorgente, del suo percorso, del suo oceano in cui perdersi...
 
l'immagine inesprimibile della sua presenza nel mondo..


Silvana Dallera