In questa potente opera l'artista Chicca Regalino rappresenta la frammentazione dell’uomo e dell’arte, nelle molteplici sfaccettature che ne hanno segnato la storia. La figura umana, di carne viva e di un incarnato rosaceo, evoca, nei colori, violenza e candore. Lo sguardo sgranato e privo di emozioni fa pensare che dietro le celesti pupille viva un automa. In un’epoca in cui l’uomo è prossimo, per sua stessa mano, ad un impari confronto con l’intelligenza artificiale Chicca Regalino suggerisce una riflessione profonda anche attraverso l’evocazione di quei movimenti che nel passato hanno esaltato, cosi come denunciato, i rapidi -e incontrollati- cambiamenti della società. Dal tentativo di fissare l’uomo nel suo slancio verso il progresso compiuto da cubisti e dei futuristi, al nuovo realismo degli assemblaggi scultorei di Cesar, che denunciavano l’incessante consumo ed accumulo di oggetti, alle provocazioni fotografiche di Cindy Sherman, legate alla manipolazione del proprio volto. Il denominatore, che ci conduce sino all’opera della Regalinoi, vuole suggerire una riflessione su cosa vi sia di celato, -se non soffocato- sotto questi costrutti e quanto essi siano realmente necessari.
Questo processo di offuscamento dell’elemento originario viene rafforzato dal processo di realizzazione dell’opera che viene impostata al buio, laddove la forma è pura, è portata a compimento alla luce, non solo ambientale bensì della ragione e dei suoi condizionamenti.
contenuto critico di Silvana Dallera