PEGGHY BOUCHET
testo di Silvana Dallera
Sorgente di vita, mezzo di purificazione, centro di rigenerazione, l' acqua è veicolo di ogni forma di esistenza.
Perciò essa sfugge a qualunque facile interpretazione, a qualunque forma. Il suo ricco e complesso simbolismo scoraggia il sognatore qualunque e la sua spumeggiante lucentezza costituisce un facile miraggio solo per il frivolo viaggiatore . Come suggerisce Laotse l'acqua riempie i " vuoti" e fugge i " pieni " , per questo essa rivela la sua vera possente natura ai navigatori solitari e silenziosi.
Solo una persona, attenta, curiosa, attiva e contemplativa al tempo stesso , può cogliere profondamente l' esperienza vera dell'oceano aperto, dell'acqua più scura, più ricca di vita e di morte. Solo una persona veramente appassionata sa distogliere lo sguardo dall'inessenziale ed è in grado di stabilire con lo specchio inquietante dell'oceano una
" corrispondenza sensuale ", " una lotta corpo a corpo ".
Peggy Bouchet 24 anni, di origini alpine, ma marinaia per vocazione, sta per realizzare un sogno che ha inseguito con amore, intelligenza, determinazione, scrupolo, grande preparazione atletica.
E' la prima donna ad attraversare a remi l'oceano Atlantico in solitaria e, se tutto andrà come previsto, partendo dalle Canarie a marzo arriverà alle Antille a maggio/giugno dopo aver percorso una distanza di 3000 miglia.
Possiamo immaginare la giovanissima personalità di Peggy Bouchet temprata precocemente dalle lunghe camminate nei luoghi del paese natio, in montagna, con la faccia al vento, in cima alle vette. Le salite dure, faticose, aiutano senza dubbio a vincere i complessi di inferiorità, ma al tempo stesso le passeggiate pure, senza meta, offrono costanti e immediate impressioni di ampiezza di respiro, volontà d'azione, coscienza delle proprie forze. La lotta contro il vento, in cima alle vette, porta sempre alla luce le energie dell'essere. Forse è in questa origine alpina che la bambina Peggy Bouchet realizza inconsciamente la propria volontà di
" potenza ", la propria vita muscolare. Ma la sfida al vento della montagna non è più sufficiente a stimolare i sogni di Peggy , giovanissima adulta.
Diplomatasi in cantieristica navale a Plymuth, la Bouchet cerca nell'acqua la vittoria più rara, più pericolosa, più meritata. Come navigatrice solitaria affronta l'occasione della vera paura per trascenderla. Lo psichismo acquatico di Peggy Bouchet è fortemente attivo, quasi virile. Peggy sente il richiamo dell'onda e obbedisce al proprio desiderio di coraggio, supera se stessa nella gioia cenestesica della remata estrema, della "violenza creativa" . L'oceano è un nemico/amico che tende a vincere e che occorre vincere, le sue onde sono altrettanti colpi che bisogna affrontare, la navigatrice prova la sensazione di urtare tutto il corpo contro le membra di un avversario. Peggy rema nell'Oceano, contro l'Oceano, con l'Oceano, fiera delle sue forze, nella piena consapevolezza della sua esuberante vitalità di fronte alle innumerevoli onde. Ecco l'immagine della volontà, del coraggio.
Per penetrare il senso di questa straordinaria traversata No Limits dovremmo sostituire alla semplice lettura delle informazioni un vero e proprio " transfert" nel senso psicoanalitico del termine. La curiosità, l'informazione, danno luogo ad una comunione troppo vaga, non modificano gli spiriti che uniscono, quello dell'atleta e del lettore. Noi non possiamo chiaramente comprendere l'impresa di Peggy se non per una sorta di induzione psichica, eccitando o moderando sincronicamente i nostri slanci sui suoi slanci.
Noi non possiamo comprendere un'anima se non trasformando la nostra. Se non si tiene conto di questo non si può vivere appieno il carattere essenzialmente dinamico e muscolare della psicologia acquatica di Peggy Bouchet.
Il gesto atletico della donna possiede la primitività nervosa
dell'azione diretta ed è al tempo stesso l'antitesi del linguaggio. Esso non racconta, non chiama a sé, non è un riflesso. E' semplice e diretto. Aggressivo, determinato, voluto, lineare, caparbio. La remata inesauribile della Bouchet esulta. La sua determinazione è come un cogito muscolare ed energetico. " Io agisco, quindi sono un'energia".
Un tale gesto sembra negare le leggi fisiche, si porta fino al cuore dell'avversario, valica le distanze, sottomette le onde,
echeggia sonoro sui muggiti dell'Oceano corrucciato. Qui la coscienza di avere un corpo non resta una coscienza vaga, una coscienza addormentata in un felice calore. Al contrario, si eccita nella certezza della propria energia, si proietta in gesti dimenticati dagli uomini. Se abbiamo compreso, se abbiamo sentito tutto questo non possiamo non provare per un attimo la sensazione che la vera libertà è la coscienza delle scelte muscolari. Parafrasando i vecchi filosofi sensisti potremmo dire che non c'è niente nell'intelligenza che prima non sia stato nei muscoli.
" Si! " grida l'azione di Peggy Bouchet. Così, mentre governa la sua barca sa quanta strada ha percorso e deve ancora percorrere per essere se stessa, per lottare con se stessa, per perdersi e ritrovarsi. I suoi sogni, i suoi orizzonti la sua primitiva animalità, unità alla straordinaria intelligenza e preparazione atletica, illuminano un piccolo tratto della nostra strada, acquistano un senso per noi , per me che sono qui che scrivo. Vedo la strada che devo ancora percorrere e spero che le parole, che hanno un senso per me, raggiungano anche altri. Quegli altri che ogni giorno, nel silenzio e nell'anonimato, percorrono sentieri impervi e diversi per diventare liberi di essere ciò che chiamiamo " io".
Silvana Dallera
Silvana Dallera