G.
Bachelard " L'intuizione dell'istante - La psicoanalisi del fuoco "
Dedalo ed.
Roupnel
: " L'istante che ci è appena sfuggito è la stessa morte immensa a cui
appartengono i mondi aboliti e i firmamenti spenti. E lo stesso temibile ignoto
contengono, nelle stesse tenebre dell'avvenire, l'istante che si approssima a
noi ed i Mondi e i Cieli che ancora si ignorano"
Bachelard
" ...A meno che la ragione misteriosamente non operi un'interminabile
sintesi fra le espliosioni d'essere di cui io sono il teatro e l'attore e che
in essa non operi " l'armonia tutta in tensione che il mondo si appresta a
realizzare "
...Del
tempo ciò che esiste non è mai altro che l'istante in cui viviamo.. In esso
possiamo vivere estraneità e sorpresa, meraviglia e protesta, tutte cose che
sono al tempo stesso
passato
e futuro, riconoscimento e progetto. Niente nel tempo
sfugge
a se stesso e niente si riduce a qualche confusa durata senza oggetto. Tutto si
esalta nell'insostituibile presenza, alla quale occorre morire per rinascere
altrettanto pura in altri oggetti. Solo il tempo-in-ciascuno-dei-suoi-istanti
propone l'evidente irruzione del reale...
Bisogna
staccarsi dalle costrizioni del desiderio, spezzare il parallelismo
volontà/felicità perchè ogni cosa possa subire una metamorfosi. La vita/ non
vita è un altrove. Eguale alla vita, la sua assenza/presenza non è che una
ingenuità. Si può vivere in stato di metamorfosi permanente...
Quando
è la memoria che respira tutti gli odori sono buoni...
L'amicizia
non è un sentimento così comune. Ci vuole ingenuità per provarla fino in fondo,
il dono del meravigliarsi, il piacere di ammirare : si entra nel mondo
ammirandolo, ci vuole volontà sostenuta da dignità, ci vuole generosità.
L'amicizia
è per Bachelard l'esperienza di un
metodo
di
scoperta e di un mezzo di analisi. L'amicizia, la complicità per le intuizioni,
autorizzano un metodo della simpatia. Ciò non può essere spiegato. Si spiega
forse la poesia? Una intuizione non si prova, si sperimenta. L'amicizia è più
che un sentimento:è una coscienza dei valori.
L'uomo
riconosce la felicità fraterna che propone il pensiero vero. Per fortificare un
cuore è necessario unire alla passione la morale. Anche la modestia è un metodo
di ricerca. Conduce lo spirito ad evitare le trappole dell'autosufficienza.
Forma al rispetto. Aiuta ad ammirare. Si allea all'orgoglio della provocazione.
Il
pensiero di cui Bachelard ha voluto impadronirsi sopravviene nell'istante. E'
un pensiero "sul punto di"
meravigliato
d'una realtà istantanea , penetrato di verità.
La
coscienza che ha privilegiato , e che rispecchia uno stupore d'essere, è quella
della soglia.
Nella
meditazione del tempo Bachelard coglie questa rivelazione d'una soglia che si
riapre sempre da capo; che si lascia e si ritrova senza posa.
La
solitudine a cui l'istante ci rinvia senza posa, senza posa vi si trova
spezzata da questo progresso continuo dello spirito, che trascina nel suo
passo
il passo che lo trascina, che spinge davanti a sé la reale presenza che lo
spinge. Verso la metà della vita rotti all'esercizio di prenderci gioco di noi
stessi, impariamo a consentire non a ciò che siamo, ma a ciò che ci occorre
essere per essere. La tensione verso la " purificazione" presuppone
la possibilità di sempre nuove nascite, esige che l' istante
strappi
la fatalità temporale, che la discontinuità autorizzi avvenimenti sorprendenti.
Se
il dolore più crudele è la coscienza dell'avvenire tradito, a questa
rivelazione iniziale della sofferenza, a questa rivelazione dell'istante che mi
denuda, si associa l'evidenza del tempo, ostinata riserva di stupori.
Ciò
che mi spinge a morire è anche ciò che mi dà la
possibilità
di rinascere.
L'uomo
è la vasta energia della sua trasmutazione ed è così, fino alla morte, il suo
proprio futuro. Siamo la libertà d'essere ciò che non siamo. Esseri sempre in
avvenire.
Non
" ancora " segreti, ma " sempre" segreti. Un'infanzia reale
e permanente vive in noi, essa a volte emerge
tardivamente, nella vecchiaia,
quando si attenuano i rumori dell'esistenza. L'infanzia non è un passato, ma un
avvenire di perpetuo ricominciamento, una creazione continua, una continua
esplosione d'essere. Qui l'immaginazione è una facoltà specifica, ad essa
appartiene la funzione dell'irreale che è psichicamente altrettanto utile che
la funzione del reale. Non si sfugge alla morte che scegliendola. Non quella
dell'essere assoluto, ma quella del tempo umano, la cui irruzione nella nostra
esistenza rende possibile il risaltare della vita. La morte del tempo è il
vuoto nel quale proiettiamo la nostra libertà, instancabilmente, per nascite
impreviste.
L'istante
per Bachelard ha un carattere metafisico primordiale. La durata è fatta di
istanti senza durata, come la linea retta è fatta di punti senza dimensione.
Dal
punto di vista psicologico è solamente nell'istante presente, in esso e per
esso, che abbiamo la sensazione di esistere. Vi è identità assoluta fra il
sentimento del presente e il sentimento della vita. L'atto, la decisione
istantanea, precede l'azione.
Anche
Einstein taccia di relatività lo " spazio" di tempo, cioè la "
lunghezza " dell'istante. La "lunghezza " dell'istante infatti è
relativa al metodo di misurazione.
Anche
per Einstein l'istante resta un assoluto, un punto dello spazio tempo.
L'istante non ha durata nel suo seno, non ha due facce. Esso è intero e solo.
Meditando sull'istante ci si rende conto che il presente non passa. La
simultaneità di istanti è chiara, evidente, precisa solo nel qui ed ora.
(
concetto di sincronicità ved. Jung ) Diversamente lo potrebbe essere solo
nell'etere fisso. Metafisicamente sembra
quindi più prudente uguagliare il tempo al suo fenomeno. La durata in quest'ottica
è una polvere di istanti che solo un fenomeno di prospettiva rende più o meno
strettamente solidali. La memoria stessa non conserva che l'istante, non
conserva assolutamente nulla della durata. Psicologicamente la durata può forse
misurare l'attesa, non l'attenzione: l'attenzione è una serie di cominciamenti,
essa è fatta di rinascite dello spirito che ritorna alla coscienza.
Il
complesso spazio-tempo-coscienza è l'atomismo alla triplice essenza, la monade
affermata nella sua triplice solitudine, senza comunicazione con le cose, con
il passato, con le anime estranee. In realtà solo il nulla è continuo. La difficoltà di questa tesi è di evitare le
parole prese dalla psicologia usuale della durata.
Nell'orchestra
del Mondo vi sono strumenti che tacciono spesso.Il Mondo è regolato su una
misura musicale imposta dalla scadenza degli istanti. Se potessimo udire tutti
gli istanti della realtà comprenderemmo che non è la croma ad essere fatta con
parti di minima, ma la minima che ripete la croma. E' da questa ripetizione che
nasce l'impressione di continuità. Ascoltando la sintonia degli istanti si
sentono delle frasi che muoiono, delle frasi che cadono e sono trascinate verso
il passato. Ma questa fuga verso il passato,
per
il fatto stesso che è un'apparenza derivata, è tutta
relativa.
Per chi continua ad amare, un amore finito è insieme presente e passato,
sofferenza e consolazione e, trascendendo la contraddizione affettiva, un
sentimento che dura prende un valore metafisico.
Un
ritmo si estingue relativamente ad un 'altra partitura
della
sinfonia che continua. Un ritmo che si estingue è il silenzio di un essere che
ci lascia mentre tutto il mondo intorno continua a risuonare. Con questo schema
comprendiamo quanto vi è di potenziale e relativo in ciò che chiamiamo l'ora
presente.
Il
concetto di ricchezza d'una musica, d'una vita o di un fenomeno particolare,
fondato su un confronto "numerico" con la totalità degli istanti,
prende quindi un senso assoluto che non è più la durata-estensione, ma la
durata-ricchezza.
Così,
quando la materia trascura di essere, la vita trascura di vivere, il cuore
trascura di amare, noi perdiamo il Paradiso.
D'altronde
anche l'atomo irradia ed esiste spesso, esso utilizza un gran numero di istanti
e tuttavia non utilizza tutti gli istanti. La cellula vivente è ancora più
avara. Essa non utilizza che una frazione delle possibilità temporali che le
consegna l'insieme degli atomi che la costituiscono.
Quanto
al pensiero, è a lampi irregolari che esso utilizza la vita. Tre filtri
attraverso i quali troppo pochi istanti giungono alla coscienza.
Perciò
noi sognamo un'ora divina che sarebbe tutto: non l'ora piena, ma l'ora
completa. L'ora in cui tutti gli istanti del tempo sarebbero utilizzati dalla
materia, l'ora in cui tutti gli istanti realizzati dalla materia sarebbero
utilizzati dalla vita, l'ora in cui tutti gli istanti viventi sarebbero
sentiti, amati ,pensati.L'ora in cui la relatività della coscienza sarebbe
cancellata perchè la coscienza sarebbe dell'esatta misura del tempo completo.
Finalmente
il tempo obiettivo sarebbe il tempo massimo: quello che contiene tutti gli
istanti, il tempo di Dio, la coscienza pura. La coscienza è coscienza
dell'istante e la coscienza dell'istante è coscienza. Due formule così vicine
che affermano una assimilazione della coscienza pura e della realtà temporale.
In meditazione la coscienza ha l'immobilità dell'istante isolato.
Bachelard
:" La poetica dello spazio " ( 1987 )
Esiste
un momento irripetibile in cui l'uomo entra nel mondo non soltanto con la
verità dell'occhio, ma con tutto sé stesso, senza riserve. In quell'attimo egli
trasforma la materia "ovvia" dell'elemento naturale, nella materia
" libera" del sogno e dell'impresa " senza confini ". In quell'attimo nasce l'intuizione di un
nuovo percorso , quasi un'immagine poetica. Nell'uomo che non teme di essere
esiste un luogo speciale , un tempo/spazio illimitato, di insprimibile
bellezza. E' uno spazio dell'anima, più
ancora che dello spirito. Un infinito e indeterminato spazio soggettivo e
transoggettivo impregnato di vita, di morte, di amore, di natura. Di tempo.
E'
uno spazio aperto ai grandi orizzonti del cielo e della terra, delle acque e
dei deserti, ed è uno spazio chiuso, raccolto, delimitato dal corpo, dalla
casa, dal rifugio, dal " tempio
segreto". Nello spazio della sua "immensità intima" l'uomo cerca
il riposo, la dimora, ritrova il piacere di stare con sé stesso. Nel " guscio " si protegge e si ascolta.
In
questo guscio, in questa conchiglia
levigata e rotonda l'anima si abbandona allo stupore infantile dell'incanto,
scopre un universo senza limiti, ed con esso scherza e gioca all' infinito.
Quando l'uomo coglie la vita come " traslucida presenza sempre viva"
trova la propria sorgente e con gioia si disseta. Da quel momento, rinato
all'esistenza ed a sé stesso, nella veglia, nel sonno, nel sogno, egli cercherà
un " altrove" ricco di senso, di luce, di forme illimitatamente
spaziose. Egli percorrerà strade sempre diverse, alla ricerca della sua
sorgente, del suo percorso, del suo oceano in cui perdersi...
l'immagine
inesprimibile della sua presenza nel mondo..
Silvana Dallera