In
questa potente opera l'artista Chicca Regalino rappresenta la
frammentazione dell’uomo e dell’arte, nelle molteplici sfaccettature che
ne hanno segnato la storia. La figura umana, di carne viva e di un
incarnato rosaceo, evoca, nei colori, violenza e candore. Lo sguardo
sgranato e privo di emozioni fa pensare che dietro le celesti pupille
viva un automa. In un’epoca in cui l’uomo è prossimo, per sua stessa
mano, ad un impari confronto con l’intelligenza artificiale Chicca
Regalino suggerisce una riflessione profonda anche attraverso
l’evocazione di quei movimenti che nel passato hanno esaltato, cosi come
denunciato, i rapidi -e incontrollati- cambiamenti della società. Dal
tentativo di fissare l’uomo nel suo slancio verso il progresso compiuto
da cubisti e dei futuristi, al nuovo realismo degli assemblaggi
scultorei di Cesar, che denunciavano l’incessante consumo ed accumulo di
oggetti, alle provocazioni fotografiche di Cindy Sherman, legate alla
manipolazione del proprio volto. Il denominatore, che ci conduce sino
all’opera della Regalinoi, vuole suggerire una riflessione su cosa vi
sia di celato, -se non soffocato- sotto questi costrutti e quanto essi
siano realmente necessari.
Questo processo di offuscamento
dell’elemento originario viene rafforzato dal processo di realizzazione
dell’opera che viene impostata al buio, laddove la forma è pura, è
portata a compimento alla luce, non solo ambientale bensì della ragione e
dei suoi condizionamenti.
contenuto critico di Silvana Dallera
20 novembre 2019 Roma